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DIETRO la BARRIERA

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OLTRE I CANCELLI

Un “confine” è un limite più o meno naturale, più o meno valicabile, abitiamo e viviamo in mezzo a tanti multiformi confini: alcuni necessari, altri superflui; alcuni naturali, altri artificiali; alcuni reali, altri totalmente ipotetici; alcuni concreti e altri fantasiosi.
Superare i confini chiede una presa di coscienza, un atto di coraggio, il superamento di un limite, ma anche la consapevolezza che al di là di ogni confine ce n’è sempre un altro e che ogni confine non è mai completamente superato, anche perché i confini veri li abbiamo dentro.
Per chi vive in carovana, sempre in viaggio tra un paese e l’altro, tra una città e l’altra per portare la propria attività di parco di divertimento o di circo, i confini sono dei labili cancelli.
In questo contesto il confronto sembra facile perché si parla la stessa lingua, si veste allo stesso modo, si mangiano le stesse cose, sembra che i confini non ci siano e non sia necessario nessun superamento perché apparteniamo, almeno sembra, alla stessa cultura, tanto è vero che con facilità godiamo dello spettacolo che sanno procurarci, facciamo festa con le loro attività.
Proviamo però a domandarci: i circensi ed i gestori dello spettacolo viaggiante che ogni settimana, ogni quindici giorni cambiano città e paese,  come possono vivere senza un riferimento geografico, a contatto con gente sempre diversa, con regole che cambiano di volta in volta? Cosa significa vivere senza punti di riferimento se non quelli che ognuno si porta dietro nella sua carovana?
Non sono interrogativi astrusi, perché, anche se non espressi in modo palese, sono capaci di ingenerare nella società atteggiamenti diversi che vanno dalla curiosità al disprezzo, dall’accoglienza alla emarginazione. È passata l’epoca in cui il circo piantava nella piazza principale del paese ed annunciava i suoi spettacoli con una grande parata; ora il Circo è relegato in periferia (non così in Svizzera e Germania). Spesso è accusato genericamente dagli attivisti di associazioni animaliste, senza neppure una verifica, e unico ad essere preso di mira tra tantissime malgestioni dei rapporti uomo-animali.
Un confine, oltre che un limite è un orizzonte verso cui guardare con desiderio e speranza: per i circensi è l’orizzonte delle proprie capacità e della propria fantasia oltre cui immaginare un numero più bello ed una attrazione più forte, per i cittadini è l’orizzonte di una società vicina che ha imparato il rispetto e la solidarietà.

In Cammino 2010-2